1° classificato
Franco Fiorini
La quercia grande
A mio padre
Ti vedo – io bambino – riempirmi la sera del tuo ritorno
(ma il giorno mai vuoto mi fu di quell’attesa,
compagna indivisibile di tutte le avventure).
Con la quercia grande sullo sfondo
il vespero schiariva il tuo contorno
e ti correvo incontro a stringere ginocchia
bianche di cava, nere di catrame,
a respirar sapore di pane e companatico,
a mendicar carezze ruvide di pietra
alle tue mani rosse, gonfie di fatica.
Quanta dolcezza ti leggevo in fronte
dentro una ruga, maldestra, di durezza
mentre ponevi a terra, e riponevi,
i miei piedini scalzi
segnati dalle corse in mezzo ai sassi.
E sempre ti finivo al collo appeso,
e sempre mi sfinivo al tuo sorriso.
Il tempo di un mattino
e t’ho rivisto – padre anch’io – la testa bianca di stagioni piene,
solcato il volto da perle di saggezza,
severo il passo, e lento,
indomito gigante di fierezza.
Sei ancora tu, e non un altro sei,
che vivi la tua sera e il tuo presente
vuoti di sogni, muti di rimpianti.
Sei tu, storia infinita, presenza antica
offerta nuova alla mia vita.
E quando il mio inverno
ammanterà di neve la collina
e tu sarai memoria ai più sbiadita
sarà la quercia grande sulla cima
a segnarmi la via.
2° classificato
Silvestro De Simone
Il lago dorato
Sulla sponda del lago
dove acque morte
sciacquano fra le canne
l’ora scorre
dolcemente assorta
in una vaga malinconia.
L’airone distende
lento il suo volo,
due vele bianche
scivolano silenziose
sui raggi d’oro
adagiati sull’acqua,
le nuvole in cielo
passano e vanno.
Ora che tace il canto
degli uccelli lacustri
s’ode solo fra gli alberi
un frusciare leggero,
un respiro breve
di piccole foglie,
impalpabile come il sogno
che sotto le palpebre
percorre la notte,
quasi voce divina
che soavemente introduce
ai misteri dell’anima.
Mare
Si perde là,
oltre l’ultimo orizzonte,
la vela bianca
dell’anima mia.
Il sole
trafigge obliquamente
il mio cuore
di cielo e mare.
3° classificato
Carlo Borghetti
Un uomo per caso
Quante cose ho visto nella mia vita
Quante volte ho sorriso, scherzato, pianto
Quante volte ho visto i sorrisi della gente…
Mai ho pensato di vedere quel bimbo
Mai ho pensato di vederlo arrivare dal Kosovo
Mai ho pensato che vi potessero essere bimbi già grandi
Sono cresciuto guardando un bambino negli occhi
Sono cresciuto vedendo quegl’occhi
Sono cresciuto per caso
Ora sono un uomo e quel bimbo lo era già
Ora è cresciuto, per caso, per essere nato nell’odio
Nessuna colpa
Nessuna scusa
Nessuna legge
Solo un uomo… un uomo per caso.
Poesia inedita scritta per la guerra.
4° classificato
Gianna Piano
Io che non sono grido
ma indizio di tempesta
di spuma e grandine
io sono provvisoria
come fondo oscuro, cuore terreno
o luce di lampo
che muore in borbottio di tuono.
Falsa
è la mia sponda d’oasi.
Più vicino
il confine del deserto.
Imprecisa la forma
e la sostanza
ma dura la rabbia
come ali di polvere
o sole di fine estate.
Senza puntelli
e contro me stessa
m’illumina la vita.
Chi cielo più non ha
sotto i piedi
ara i campi altrui
e si rende fiore, acqua,
frutto vermiglio,
marcescenza di terra
e rimpianto
Post scriptum
Ti presi la mano
ma non parlai.
Intuendo già la traccia
di un sorriso
avrei voluto confessarti
t’amo da vivere
5° classificato p.m.
MARIA FRANCESCA CHERUBINI
Come albero divelto
Come albero divelto
dal suo prato,
me ne sto
in un canto gettata,
in attesa
che le mie folte chiome,
mute ormai
di cince e rosignoli,
si riempiano
dei corvi
della sera.
Tra le dita rinserravo…
(A mia madre)
Tra le dita rinserravo uno smeraldo
era l’animo tuo coi suoi fulgori.
Poi tempesta venne a depredarmi
e rimasi dita vuote verso il cielo.
Ma il ricordo della tua luce materna
quel tuo animo finemente cesellato
dà ancora forza alle mie stanche stagioni
e il volto illumina nei giorni di burrasca…
5° classificato p.m.
Stefania Lena
Tra il crepuscolo, un tuo sospiro
Più cresce l’erba e più mi manchi.
Più si infrange il mare sulla riva
e più il tuo ricordo si fa rumoroso.
Si schiudono le rose
e il dolore sboccia tra il crepuscolo dell’autunno.
Più sospiri
e più tuona la solitudine,
in un cielo di stelle annoiate dal mare.
Più ti allontani
e più si avvicina il ricordo, i sospiri, i giochi,
che nelle tenebre degli anni,
fanno tremar di infanzia
un cuore fermo ad ogni battito.
Più il cielo si fa blu
e più ricordo il tuo viso.
Il tramonto è uno sbocciar di risa
che si arrotolano come allora
tra il silenzio dei giochi.
Amore!
Ogni tanto nel mio cuore
c‘è il silenzio.
La morte è stata un onda
che ha raschiato, avvolto, colpito, girato,
i ricordi e i sospiri.
Scagliandoli.
Frantumandoli.
Tra cuore e anima
con rabbiosa spuma,
ad ogni batter d’ala,
ad ogni sospiro di foglia.
Resto ferma
in questa notte di cicale,
dove in ogni cosa
si coglie te.
7° classificato
Ambrogina Sirtori
Ricordi d’infanzia
Guardavamo il mare
Dal sommo d’uno scoglio
Le onde
Come giovani cavalle
Dalle morbide criniere
Schiumanti
E i candidi gabbiani
Gioiosi abitatori
Di quella infinità.
Un desiderio urgeva
Dentro il cuore:
sentirsi abbracciati
all’improvviso
dal morbido seno dell’onda
correre tra la schiuma
incorporarsi
a quella liquida, lucente
immensità.
8° classificato
Isotta Farnea
Malinconia
Oggi la malinconia si è chiusa nel mio cuore
e ha gettato via la chiave,
è proprio decisa a starsene lì,
credo che ci farà il suo angolo preferito.
Il vento mi alza i capelli e non mi permette di scrivere,
il cielo è tutto azzurro e va sulle sfumature bianco-blu,
di qua e di là c‘è qualche buco profondo
illuminato da un raggio di luce,
il suono delle campane si fa sempre più forte
e sempre più piano…
Basta, è finito, ora c‘è silenzio
il canto degli uccelli mi fa ricordare i campi.
Ora si sente la gente tossire,
il rumore delle chiavi e
il chiudersi delle finestre,
buio a destra e a sinistra,
la luce scompare e io con lei …
La musica naturale
In un tempo lontano
quando non c’erano ancora
le orchestre con gli strumenti,
i violini erano i venti
e i cavalli che galoppano nella prateria
i tamburi della batteria
e c’era in quella musica naturale
la grancassa del temporale,
il lamento della bestia ferita,
il canto del fringuello.
9° classificato
Paola Ceci
Nebulosamente
Vagando,
sbandando,
dipanando,
drizzando il tiro.
Sognando
sperando,
cercando,
tastando il buio.
Sbagliando,
riprovando,
cadendo
e riprovando;
azzerando il conto.
Andando…
Spannando,
liberando,
sforzando il tiro;
ridendo e piangendo.
Vedendo,
cercando,
affannosamente andando.
Cantando,
invocando,
pregando,
sperando, sperando!
di trovare il Sole,
al di là delle
NEBBIE.
10° classificato p.m.
Simonetta Capponi
Non muori mai
Quel sogno che tu avevi, figlio mio,
te l’ho riposto qui, dentro il mio cuore.
È un dolce sentimento che nascondo
un’emozione grande da assaporare.
L’ho custodito in quei lunghi anni
con tanta gelosia e tanto amore.
Mi ha occupata giorno e notte
e nella veglia,
ho sempre sospirato
sussurrato il tuo nome.
La tua mano cerca la mia
il tuo volto il mio sorriso.
Quella tua voce che stridula
risvegliava il sonno cominciato.
Ti abbraccio, ti bacio, figlio mio
e mi sfuggi via dal petto
che t’ha cresciuto, t’ha sfamato.
Non posso pensare che non ci sei,
non voglio saperne nulla del perché.
Il sogno è dentro me per sempre,
come te, figlio mio, che dentro me
non muori mai.
10° classificato p.m.
Rino Passigato
Ho intinto la penna
Ho intinto la penna
nel calamaio dei ricordi,
sono scaturite parole
bagnate di nostalgie,
di docili rimpianti.
Farfalle
volate incontro
a destrieri di luna,
gridi rauchi di cicale
che impaurivano
i girini dello stagno,
fanciulli vocianti
che si accapigliavano
per imbavagliare
le monellerie del vento,
imprigionare
la scia dell’ultima cometa…
12° classificato
Alessandro Bacci
Campane della sera
Suono distaccato dal fragore del mondo
quasi di altri tempi,
assonanze che tornano di lontano
tra gli echi di antiche preghiere
perse tra i ruderi di una vecchia chiesa di campagna
che poggia le sue mura su questo immobile tempo
silenzioso come l’icona di una ruvida cartolina.
A chi giova tale cantilena o lagna?
forse di conforto a chi non ha ritorno,
loro che all’ombra schiudono gli ultimi applausi della sera.
Il vento corre tra gli alberi spettinati
e rapisce lo sguardo che si perde nel verde,
un vasto mare che ha colline per onde
e isolate luci sparse qua e là
incastonate nel buio mosaico della notte
come tante stelle a specchiarsi in esso.
Il cielo sembra rovesciarsi nel vuoto,
un comprensibile disorientamento si prende gioco di me
orfano di un orizzonte a dividere in due la notte
mentre dalle tenebre sorge il campanile come un faro
ad indicare la strada col suono delle sue campane:
un punto di riferimento nel niente.